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Cenni storici sul rapporto tra piante e uomo:

storia dell'agricoltura L'invenzione dell'agricoltura cambiò il rapporto che avevamo con la natura: partendo da una semplice "raschiatura" del terreno si arrivò a cercare nuovi metodi di semina, si imparò ad immagazzinare, panificare, cucinare, far fermentare i prodotti della terra. Si rese indispensabile misurare il tempo, osservare le piante e gli animali accumulando le osservazioni scientifiche che portarono al progresso intellettuale, comprendente la medicina. Il più antico documento medico è il papiro di Ebers (500 a. C.).
In Italia tra il 500 e il 400 a. C. grazie al dominio saraceno si svilupparono nuove tecniche di irrigazione, che permisero l'introduzione del riso, degli agrumi, del cotone e sopratutto di nuove piante officinali.
Gli arabi hanno il merito di aver elaborato ricette mediche, con proporzioni e composizioni visionate ed avvalorate da autorità superiori; il primo esempio è il Grabardin.XV secolo
Nel medioevo fiorì il mercato delle spezie, ma la botanica, allora, si basava su descrizioni greche ed arabe. Importante all'epoca la Scuola di Salerno, che ricercava farmaci basati sulle virtù curative delle piante; vale la pena di ricordare che di numerose erbe usate allora, oggi, si è dimostrata l'efficacia.

La botanica divenne scienza alla fine dell'anno 1400, spinta non solo dalle scoperte geografiche, ma anche dall'introduzione della stampa e dei suoi effetti nella comunicazione. Naquero nel 1400 i primi erbari secchi ma si deve aspettare fino a metà del 1700 per poter classificare ogni specie vivente, merito del metodo "a due nomi" inventato dello svedese "Linneo" (Carl von Linné). La nomenclatura delle piante permise la nascita della medicina scientifica, base anche della biologia molecolare e dell'ingegneria genetica grazie a Boyle, Pasteur, Modon Watson, Crick e ad altri scienziati moderni.

i giardini pensili di BabiloniaDei primi giardini si trova traccia presso i persiani con il "giardino del paradiso" appartenuto a Dario il Grande e con i celebri giardini pensili di Babilonia, che erano considerati una delle sette meraviglie del mondo.
Anche i Greci mantenevano boschi sacri intorno ai templi per utilizzarli come oracoli.
I giardini più rinomati del mondo occidentale antico furono i giardini di Tolomeo I ad Alessandria d'Egitto.

Grande influenza ebbe la tradizione di giardinaggio importata a Roma da Lucullo con i giardini delle ville imperiali; i romani inventarono l'Arte topiaria (le statue verdi) e inserirono nei loro giardini elementi esterni alle piante, quali, statue, fontane, fiumi...
Le pitture murali di Pompei, insieme con i resti archeologici, sono testimoni degli sviluppi elaborati che portarono alla costruzione di enormi giardini grazie alla grande ricchezza dei romani.
I resti di alcuni di questi grandi giardini sono ancora oggi visibili, come ad esempio presso Villa Adriana a Tivoli.

Nel frattempo una tradizione di giardinaggio si era autonomamente sviluppata in Cina e da qui in Giappone, dove si tradusse nella creazione di giardini aristocratici che riproducevano paesaggi in miniatura centrati attorno a laghetti o i severi giardini zen presso i templi.il giardino dei semplici di firenze, 1545

Nel Medioevo il giardino vive all'interno delle proprietà monacali e nelle immediate vicinanze di castelli e corti. Questi appezzamenti sono coltivati a ortaggi ed erbe medicinali, compreso qualche albero da frutto, tutti all'esterno delle mura cittadine (tranne qualche rara eccezione), per mancanza di spazio.



"Un Luogo Pubblico, dove...
si coltivassero le piante native di climi e paesi differentissimi,
affinché i giovini Studenti,
le potessero in breve spazio di luogo,
con facilità e prestezza imparare a riconoscere"
(Luca Ghini, 1543)



Solo dal XIII secolo cominciano a diffondersi giardini e frutteti all'interno dei cortili nelle case patrizie: la spiegazione è da ricercare nel desiderio dei nobili di ricreare una parte della campagna (dove era usanza passare diversi mesi all'anno) in città.
L'hortus conclusus (ovvero orto chiuso, circondato da mura) offre la riproduzione di un'immagine idilliaca: un terreno pianeggiante di forma regolare cinto da alte mura, che racchiude al suo interno prati verdi, fiori, erbe e frutteti, cornice ideale per una fontana di acqua purissima, da collocarsi sempre al centro.


L'evoluzione, anche culturale, porterà la creazione, nel Cinquecento, di giardini attentamente asserviti alla geometria delle forme: nasce l'architettura vegetale, dove minerali e vegetali sono usati allo stesso modo, al servizio dell'uomo. Ma già solo un secolo dopo (e in Veneto, grazie anche alle ville palladiane, nello stesso Cinquecento) la forma perfetta cinquecentesca viene modificata e ammorbidita. Il giardino barocco presenta aiuole e terrazze che solo vicino al palazzo mantengono il rigore geometrico: via via che ci si allontana le forme si fanno più sinuose e compaiono ovali e forme irregolari morbide.



prateria a Villa PompeianaUno dei più grandi esempi di giardino all'italiana è il Giardino di Boboli a Firenze.

Il giardino inglese ha come caratteristica principale l'illusoria apparenza di essere un territorio naturale quasi selvaggio e lasciato al caso. Gli architetti del verde inglesi aboliscono l'ars topiaria, i terrazzi, i boschetti le aiuole e i canali per fare spazio a un giardino con dolci pendii, alberi isolati o a gruppi, ruscelletti e addirittura false rovine romane, gotiche o tempietti che si specchiano su piccoli laghi, nati per ovviare ai problemi dell'eccessiva industrializzazione; è la tipologia che ci piace maggiormente in quanto memoria ancestrale: ci ricorda la savana primordiale, quella che ci permise di scendere dagli alberi ed evolverci.





Di seguito trovate un elenco delle piante che potete incontrare nelle vostre passeggiate:

angelica archangelica 2

Si chiama Angelica arcangelica, perché considerata una pianta venuta dal cielo, dagli angeli.
Paracelso, medico e grande ermetista (1490-1541) narra che, durante la peste del 1510, salvò numerosi milanesi per aver fatto bere loro della polvere di Angelica nel vino.


carpinus betulus

Il legno del carpino, di particolare durezza, è spesso usato per realizzare manici e strumenti agricoli; pianta molto pollonifera, si presta per la realizzazione di siepi ed è apprezzata anche come legna da ardere.

conium maculatum l

Noto anche come cicuta maggiore, velenosa. La pianta può essere confusa con il prezzemolo quando è giovane, ma se ne distingue per uno sgradevole odore di urina di topo.
Passata alla storia per essere stata la bevanda mortale di Socrate. Se ne trova traccia nel Machbeth, atto IV, dove si legge di tre streghe intente a preparare una pozione con essa.



ficus carica 2

In Grecia, il fico era sacro a Dionisio e, soprattutto, a Priapo, il dio lubrico della fecondità.
Romolo e Remo furono allattati dalla lupa all'ombra dell'albero del fico.
Nella cacciata dal Paradiso terrestre di Adamo ed Eva del Masaccio (Tommaso di ser Giovanni di Mone Cassai, San Giovanni Valdarno 1401-Roma 1428) e del suo collega Masolino da Panicale per la Cappella Brancacci in Santa Maria del Carmine a Firenze (1427 ca.) le celebri foglie di fico furono aggiunte tre secoli più tardi, probabilmente su richiesta di Cosimo III de' Medici (Firenze 1642-1723).


lavandula angustifolia mill. 2

Per i Greci e i Romani la lavanda era l’essenza favorita per il bagno, tanto che il nome deriva dal latino “lavare”. Da sempre era nota come insettifugo e oltre a spargerla sui pavimenti si cominciò a distillarla.
La leggenda racconta poi che i guantai in Provenza, che usavano l’olio di lavanda per profumare i loro pellami, fossero immuni dalla peste.


quercus robur 2
La ghianda, frutto della quercia, e' stata il nutrimento di molti popoli: in Europa si confezionavano dolci e pane dei periodi di carestia.
I romani, i greci e i galli, usavano la corteccia e le ghiande contro diverse malattie. La medicina moderna ha riconosciuto gli impieghi antichi delle parti della pianta.
Le statue di Zeus, in particolare quella del santuario a Dodona, erano coronate con rami di quercia, con ghiande. La stessa cosa valeva per i re, sia a roma che in grecia.


taraxacum officinale 2

Le foglie del tarassaco (dente di leone, soffione, piscialetto, cicoria selvaggia, ingrassaporci) erano consigliate nelle opere dei medici arabi dell'XI secolo e nell'erbario scritto dai medici del Galles nel XII secolo. Da sempre sono note le sue virtù e il suo uso nella medicina popolare.
Le sue proprietà sono depurative, diuretiche, toniche, lassative, stimolanti della secrezione biliare, stimolanti dell’appetito, digestive e fortemente antiossidanti.
A livello alimentare tutte le parti della pianta sono utilizzate: radici, foglie, fiori. Le radici arrostite costituiscono un sostituto del caffè e le giovani foglie del tarassaco sono eccellenti in insalata.


tilia

I fiori del tiglio forniscono il polline per il miele che viene utilizzato per la preparazione di infusi e tisane; è noto nell'erbario come decongestionante, emolliente, antispasmodico, sedativo, ipotensivo e si offre anche come sudorifero nel trattamento degli stati influenzali e nelle sindromi da raffreddamento.

gentiana lutea l. dis
Il nome genziana deriva da Gentius, re dell’Illiri,che sembra sia stato il primo a far conoscere le sue virtu’ medicinali nel 160 a .C. Ha tremila anni di tradizione come Amaro Tonico, si usa per fare il Vermuth.
E’ in grado di stimolare la digestione, era usata dagli antichi Egizi e Romani per stimolare l’appetito, come detergente antisettico per le ferite, per i vermi intestinali, per le affezioni epatiche e per i disturbi mestruali.


populus nigra dis

Un tempo il pioppo era molto più frequente nelle nostre campagne, si scorgevano da lontano usati come barriere frangivento a corona di aie vaste, a protezione di stalle e magazzini, a decoro di sentieri sterrati o carreggiate che conducevano a rustici, ma soprattutto nelle vaste tenute agricole, a delimitare il parco della villa padronale, disposti a colonnato.




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(Fonti: R. Groppali, R. M. Suozzi, internet)

 

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